RELAZIONE SUL VIAGGIO IN INDIA 23-02/ 15-03-97

CALCUTTA

23-02: Lasciamo una giornata italiana fatta di freddo e nebbia per partire alla volta dell'India. E' il mio primo viaggio in questa terra, tanto desiderato quanto difficile da realizzare a causa di grossi problemi familiari. Ma ora e' arrivato il momento, e finalmente incontrerò' il bambino che sei anni fa ho adottato a distanza e al quale tuttora pago gli studi e contribuisco quindi ad una sua migliore formazione scolastica, attraverso l'Associazione I Fratelli Dimenticati.

L'arrivo all'aeroporto di Delhi e' avvilente, e vedendo un topo tra gli scaffali del Duty Free Shop e le latrine insopportabili penso che cosa ci aspetterà' la' fuori.

24-02: Dopo un viaggio piuttosto lungo ed un sonno recuperato a tratti sulle poltroncine dell'aereo eccoci a Calcutta. Il tragitto in bus fino al primo centro da visitare ci introduce subito tra i sobborghi periferici della città'. Questo rendiconto non ha la pretesa di essere eloquente perché' l'unica cosa da fare per capire qualcosa del mondo indiano e' visitarlo. Arriviamo a Dum Dum, un centro scolastico per bambini/e, accolti da suor Gemma Libralesso. Il clima e' cordiale, le suore ci offrono il pranzo e ci immergono nella folla curiosa e festante di piccoli studenti.

Nel pomeriggio arriviamo all'albergo, The New Kenilworth, che ci ospiterà' per una settimana. La qualità' del servizio per noi e' buona (da loro invece e' considerato il migliore albergo della città'). Ci sono da prendere, come dappertutto in India, alcune semplici precauzioni, come lavarsi i denti armati di bicchierino di plastica e acqua minerale (o acqua filtrata e bollita che ogni sera troviamo sul comodino), sbucciare la frutta, non bere bevande con cubetti di ghiaccio. A mio parere il cibo e' molto gradevole, talvolta troppo piccante: si usa molto riso, pollo, pesce fritto, verdura cotta, salsine come il dhal a base di lenticchie da accompagnare a focaccine di grano e riso che sostituiscono il pane. La birra e' ottima e gradita da tutti! Fortunatamente ci sono parecchi posti telefonici pubblici in citta'.Il clima e' caldo umido, in breve tempo i vestiti si appiccicano addosso e le mani sembrano sporcarsi subito. In effetti e' cosi' perché' c'è' molto inquinamento in città' e la pelle si ricopre di un velo di smog. D'altra parte siamo fortunati visto che l'estate qui inizia solo fra una settimana. Tutte le abitazioni, anche le più' recenti, sembrano (e forse lo sono) marce, perché' i monsoni lasciano Calcutta a "mollo" per mesi interi, e i materiali scadenti non reggono l'assalto delle acque. Al contrario d'estate e' tutto coperto di polvere, l'aria asfittica e' biancastra, dappertutto dominano il grigio e il marrone che rendono tristemente uniformi chilometri e chilometri di baracche e di stracci che penzolano da finestre, tetti, muretti e sulle persone. L'asfalto in estate si scioglie, cosi', seguendo gli ultimi ritrovati tecnici, le strade più' recenti vengono disseminate di sassolini che dovrebbero tenere il bitume più' saldo. La confusione a Calcutta a tratti e' insopportabile, gli autobus, i taxi, i camioncini suonano in continuazione (e' un comportamento diffuso e richiesto a quanto pare). Il colpo d'occhio dei bordi delle strade e' duro da digerire; ci sono baracche sporche a perdita d'occhio, al di sopra delle quali gracchiano i corvi, mentre per strada indugiano cani secchi del colore della cenere.

25-02: L'aggettivo "sporca" per Calcutta e' un diminutivo. La guida dei bus e dei taxi e' a dir poco spericolata, spesso sobbalziamo immaginandoci già' addosso a qualcuno. Camminando e cercando di attraversare le strade si rischia ancora di piu'! C'e' un continuo brulicare di gente e la prima impressione e' che sembra non avere una meta precisa. C'e' caos, ma non fretta. Negli innumerevoli botteghini si vedono solo uomini, a capannelli di quattro-cinque, cosi' sono sempre gli uomini ai bordi delle strade a lavare i panni, sono loro che tagliano i capelli in mezzo alle pozzanghere. Uomini e donne, seppure sposati, hanno vite ben separate e passano parecchio tempo lontani. Naturalmente si vedono mucche, capre ed asini in libertà'.

Ci rechiamo sulle sponde dell'Hoogly, il nome che viene dato al Gange in questo tratto. Qui vecchi uomini indù' fanno le loro abluzioni, intere famiglie si radunano per offrire riso e fiori al fiume sacro in occasione della morte di qualche parente precedentemente bruciato, e bruciano incenso che si mescola all'odore fetido della melma che si ammucchia a riva. Dobbiamo abituarci ai bambini che si attaccano ai vestiti ripetendo come una nenia "due rupie, due rupie".

Visitiamo un tempio jainista, molto folcloristico perché' ricoperto di miriadi di pezzetti di vetro colorato.

26-02: Lasciamo Calcutta alla volta del Bengala rurale. Qui la vegetazione si fa lussureggiante, caratterizzata da palme, baniani e risaie. Nei villaggi la gente vive meglio che in città', c'è' più' ordine e più' serenità'. Incontriamo i bambini del centro di Ranaghat :come loro, in tutti i centri che abbiamo visitato i bambini ci hanno accolti con ghirlande di fiori, canti e danze spesso in costume. Nulla in loro e' forzato: hanno un entusiasmo e uno spirito di accoglienza commoventi. Nella semplicità' della loro vita sanno sorridere e correre incontro a tutti, chiedendo magari il nome e la provenienza. I più' fortunati studiano in scuole di lingua inglese, per cui e' possibile chiacchierarci un po'.

Approfittando dell'ospitalità' di una simpatica ragazza del luogo, Sukla, che ci mette a disposizione la sua dimora, abbiamo modo di entrare nella realtà' di un tipico villaggio bengalese. Le casette ad un piano sono essenziali, hanno due stanze dove si dorme e si cucina e a volte una piccola veranda. Ogni famiglia ha il suo pezzetto di terra con palme da cocco e altri alberi.

Durante tutto il viaggio il nostro gruppo attira capannelli di gente incuriosita, ma non opprimente o diffidente. Anzi io definirei queste semplici persone "rispettose" e "servizievoli", nonché' timide e pudiche, visto che spesso sorridono agli stranieri e si nascondono il viso tra le mani.

Giungiamo a Krishnagar, sede della casa arcivescovile, e nella cattedrale cristiana fa un certo effetto vedere i genitori indiani che insegnano ai figli a tenere le mani giunte! Conosciamo due grandi italiani che hanno dedicato e dedicano la loro vita all'India, padre Bernardi e don Luciano Colussi.

Anche qui veniamo accolti da centinaia di bambini festanti, e si ha la sensazione di essere delle rockstars!

27-02: Lasciato Krishnagar, visitiamo i centri di Kaliani e Bharasat dove incontriamo altri stupendi bambini e ragazzi.

28-02: La mattina seguente sopportiamo un' alzataccia alle 4.45 per partecipare alla messa mattutina alla casa madre di Madre Teresa. Mi colpisce il numero di suore giovani, cosa a cui non siamo abituati dalle nostre parti, indiane e bianche, servizievoli e infaticabili nei lavori più' umili. Infatti lavano tutto a mano perché' hanno fatto voto di povertà' ed avendo tante braccia giovani e forti Madre Teresa non permetto l'uso della lavatrice. L'abbiamo vista sulla carrozzina ma ci hanno riferito che durante la giornata cammina e fa le scale. Dopo messa abbiamo fatto delle foto con lei che ci ha benedetti (una benedizione cosi' non si ottiene tutti i giorni!).

In giornata abbiamo attraversato il congestionato ponte di Howrah per giungere al fatiscente quartiere di Ashalayam, dove abbiamo visitato il centro di raccolta dei ragazzi di strada. La maggior parte delle volte questi vi giungono spontaneamente solo se malati (ci sono anche casi di scabbia). I ragazzi devono scegliere autonomamente di restare nel centro e imparare un mestiere (dipingono i biglietti augurali, confezionano il te', rilegano quaderni, fabbricano candele, lavorano pane e biscotti, legno e metallo...). Lavorando guadagnano e i loro risparmi vengono depositati in un libretto a loro a loro intestato che utilizzeranno da adulti quando saranno in grado di reinserirsi nella società' con maggior dignità'. Nel centro prestano opera di volontariato ragazzi e ragazze francesi e tedeschi. Nel centro professionale di Bhagaravahti invece ci sono ragazzi più' grandi , che diventati maggiorenni imparano un mestiere al tornio, ai telai, lavorano la juta, riparano televisori e frigoriferi, usano macchine da cucire e tessono .

Il pomeriggio ci riserva un'esperienza forte, la visita alla Città' della Gioia. Eravamo tutti sgomenti al momento di scendere dal bus in mezzo a quella bolgia infernale. Ogni descrizione scritta e' inutile e incompleta, e' l'inferno reso umano solo dai sorrisi dei bambini. Abbiamo fatto gruppo compatto, guardandosi bene intorno e soprattutto guardando a terra (non si può' dire quello che c'è' per strada), e facendo attenzione che non ci sputassero addosso per sbaglio, visto che sputano tutti, donne, vecchi e bambini compresi. La gente cammina scalza in mezzo alla melma e all'immondizia, le botteghe dei macellai vendono teste di capre e intestini di animali, ci sono mosche e insetti dappertutto. Qui i turisti non ci mettono piede, le agenzie di viaggio si guardano bene dal proporre una meta simile!

01-03: Il primo di marzo visitiamo Premdam, la casa dei morenti fondata da Madre Teresa. Questo e' un altro posto che stringe il cuore, viste le condizioni di questi essere che giungono a quest'ultima sponda per trovare una dolce morte tra le mani affettuose di queste suore cosi' coraggiose. I tanti volontari giovani e meno giovani provenienti da tutti i paesi del mondo meritano un elogio grande per ciò' che fanno, sono fantastici e tremendamente coraggiosi. In silenzio puliscono, disinfettano, curano piaghe da decubito...Incontriamo una simpaticissima signora di Vicenza che sta passando qui sei mesi, poi tre fratelli di Chicago che consumano le loro ferie lavando stracci e pavimenti, un'insegnante francese di 27 anni che disinfetta guanti di gomma e suorine giovanissime sempre sorridenti, sempre coi piedi a mollo nell'umido e nello sporco ( notiamo che i piedi dei religiosi sono sempre duri e tagliati).

Ci ha toccato molto la visita alla Sushubhavan, la casa del bambini dove ci sono più' di trecento bambini, da quelli appena nati fino ai sette otto anni. Sono stati accolti qui dalle suore che ogni giorno li raccolgono, orfani o abbandonati, lungo le strade di Calcutta, e diventano cosi' disponibili per essere adottati presso qualche famiglia magari in un paese sconosciuto. In una incubatrice abbiamo visto un bambino prematuro nato il giorno prima e trovato in una toilette di un treno. Queste creature sono tantissime e dolcissime, li abbiamo tenuti in braccio, coccolati, allattati col biberon.

Pranzo al centro salesiano generale Nitika Don Bosco e poi via a portare dalle suore Teresa, una signora del nostro gruppo che aveva già' deciso di rimanere tre mesi alla casa del bambino a portare la sua esperienza infermieristica.

BOMBAY

02-03: Dopo un paio d'ore d'aereo eccoci a Bombay, salutati dalla porta dell'India, una costruzione voluta dagli inglesi che si affaccia sulla baia.

Visitiamo con interesse la dimora del Mahatma Gandhi, meta turistica e di pellegrinaggio.

03-03: Il giorno seguente partiamo alla volta di Andheri East, alla casa generalizia delle Helpers of Mary, le suore che seguono anche qui bambini e novizie.

Proseguiamo per Dharavi, che assieme alla Città' della Gioia reputo il luogo più' disumano che abbiamo visitato. Questo e' lo slum più' grande dell'Asia, ed e' letteralmente immerso nella melma organica, che in questo periodo lorda le stradine ed i vicoletti bui che si perdono verso il centro della baraccopoli. Quando arrivano i monsoni l'acqua cresce ed arriva al metro d'altezza, mescolandosi a questa melma nera piena di bolle ed insetti ed all'immondizia. I tuguri dove vivono questi disgraziati vengono allagati e loro sono costretti a vivere su delle casse ammonticchiate.

Le suore del sorriso lavorano in questo ambiente e per fare servizio devono indossare un sari colorato, e non l'abito religioso, un po' per essere più' libere di lavorare e sporcarsi, ma soprattutto per non dare nell'occhio, visto che la maggior parte degli abitanti dello slum e' musulmana e le tollera senza una vera accettazione. Basta poco per intuire che qui la polizia non ci mette piede e la mafia la fa da padrona. Arriva per tutto il gruppo il momento della "crisi di rigetto": a momenti devo chiudere gli occhi perché' sono stanca di vedere sempre lo stesso panorama, sporcizia, grigiore, povertà', malattie, abbandono...

Dappertutto c'è' folla, non esiste un luogo dove trovare un po' di privacy , o di silenzio. Ma tutto ciò' contrasta con la dignità' che emana questa gente, che nonostante tutto e' pulita, ha proprio il rituale dell'acqua e della purificazione. I visi delle persone sono sereni, non ho mai incontrato volti disperati o piangenti, i portamenti sono regali, camminano tutti diritti e a testa alta, e le donne coi loro sari eleganti e variopinti sembrano dame che si aggirano per le latrine.

Il clima e' differente da Calcutta, e' molto più' caldo ma meno umido. Mentre in tutta l'India del nord c'è' una grossa differenza termica tra l'estate, molto calda, e l'inverno, abbastanza fresco, a Mumbai la temperatura e' più' costante, e di solito non scende sotto i 20 gradi. Il sudore scivola sulla pelle come la cera delle candele sul fuoco. Visitiamo la moschea di Aji Ali ed e' interessante scoprire usanze religiose cosi' diverse dalle nostre. In tutti i templi entriamo senza scarpe, indossando solo calzini di cotone, ed a volte, come in questa moschea, dividendoci tra uomini e donne in settori separati.

In questa città' incontriamo parecchi visitatori, Mumbai e' decisamente più' turistica di Calcutta, dove i turisti da me visti li posso contare sulle dita di una mano!

04-03: Mentre il gruppo prosegue il viaggio con la visita all'ospedale-lebbrosario di Asangaon e Vehloli, centro educativo per l'accoglienza dei figli dei lebbrosi, io resto in città' per incontrare Emmanuel, il ragazzino che ho adottato a distanza.

Per me e' una giornata indimenticabile, e penso anche per lui, che per la prima volta ha preso un aereo, ha mangiato in un ristorante cinese, ha dormito in un albergo di lusso, ha usato una macchina fotografica ed una telecamera!

05-03: La mattina seguente Emmanuel e' ripartito con father Davis, il responsabile della sua parrocchia. Li aspetta un viaggio in treno di 36 ore!

Il gruppo prosegue per Vahliv, settanta chilometri a nord di Bombay, dove incontriamo, al Centro Risurrezione, delle stupende e vivaci ragazzine con cui improvvisiamo canti e danze nonché' la macarena!

06-03: L'ultimo giorno a Bombay e' dedicato alla visita dell'isola di Elephanta, ad un'ora di battello dalla città', dove ammiriamo i resti di un antico tempio indù' dedicato a Shiva. Una forte attrazione sono anche le simpaticissime scimmiette che saltellano qua e la' in libertà'!

Pranziamo in un raffinato ristorante con cucina tipica indiana, dove gustiamo delle ottime focaccine di farina di grano chiamate "roomali", cosi' leggere che in hindi vengono appunto dette "fazzoletto", che usiamo al posto delle posate per attingere alle varie salse multicolori a base di formaggio, lenticchie e piselli.

Nel pomeriggio si conclude il viaggio per quasi tutto il gruppo. Io ed un altro ragazzo proseguiremo per Mannakanad, all' estremità' meridionale del continente.

Ringrazio tutti per il calore dimostrato, e soprattutto il capogruppo sig.Segato che tanto ha fatto perche' potessi incontrare il bambino che ho adottato a distanza.

MANNAKANAD

07-03: Il mio viaggio prosegue per Cochin. Sosto, per l'ultima settimana, alla scuola per bambini sordomuti presso le Piccole Apostole della Redenzione a Mannakanad. Il clima e' torrido-tropicale, la foresta e' rigogliosa, ci sono palme da cocco dappertutto, e poi baniani, ananas, distese di coltivazioni alberi da caucciù' e risaie.

Il Kerala e' la regione più' florida dell'India, ai bordi delle strade non ci sono più' baracche e povertà', le case sono pulite e curate. Le suore parlano tutte l'italiano, anzi a dire il vero il napoletano, visto che sono passate tutte per la casa gemella di Napoli! Ci preparano perfino la pasta al pomodoro, accanto ad una varietà' di verdure mescolate sempre col cocco, onnipresente nella cucina locale assieme al riso.

La gente del posto e' semplice, tranquilla, silenziosa nonché' molto ospitale. Ci si fa l'abitudine ad essere fermati per strada ed interrogati su provenienza, professione, stato civile. Ci abituiamo presto anche agli orari delle suore, alle 21.30 a letto e alle 5 e mezzo in piedi! Il sole qui tramonta sempre alle sette e d'improvviso il cielo assume un colore cangiante, quasi fosforescente, che da' fastidio agli occhi fissarlo.

La distesa di palme e l'umidità' non permettono di assistere al tramonto vero e proprio da quassù'.

Non ci sono rumori, non c'è' musica, ne' televisione, qui ci si può' disintossicare ed elaborare le impressioni accumulate a Calcutta e Bombay.

La sera torna utile l'armamentario di autan, flit, creme lenitive per le punture di insetti che ho portato da casa! Serve molto pure la pila perché' l'elettricità' e' razionata e ci si può' trovare giorni e notti intere senza luce.

08-03: Partiamo, dopo una colazione a base di frittatine di riso e tapioca lessa, alla volta di Pala, un paese dove, grazie agli aiuti dei Fratelli Dimenticati, sta sorgendo una nuova casa per le novizie di quest'ordine. In tutto il mondo questa e' la diocesi che conta più' sacerdoti e suore, ogni anno vengono ordinati dai cento ai duecento nuovi sacerdoti. Le messe non seguono il rito latino bensì' quello siro-malhavahrico, un po' più' folcloristico, solenne, con molti canti e grande partecipazione popolare. Quasi sempre la gente deve assieparsi sul selciato antistante la chiesa perché' la folla all'interno e' troppa! Mi da' l'impressione di una chiesa giovane e vigorosa, ma e' molto antica tenendo conto che il primo missionario e' stato S.Tommaso che pochi anni dopo la morte di Cristo si trovava già' qui ad evangelizzare. Il culto di Gesù' e' molto sentito ma per noi rasenta il folclore: sui taxi ci sono adesivi con slogan del tipo "Gesù' ti ama", ci sono dipinti di Cristo sui camion cisterna e sugli autobus, cosi' come c'è' la banca del signor Krishna (la divinità' messianica degli indù')!

09-03: Ci rechiamo in pellegrinaggio su una montagna che si dice sia stata percorsa da S.Tommaso e sulla quale abbia compiuto il miracolo di lasciare le sue impronte sulla pietra per convertire gli indigeni.

La gente del luogo ed i pellegrini che provengono anche da molto lontano cantano e recitano la Via Crucis che rende meno estenuante il cammino.

10-03: Col passare dei giorni facciamo sempre più' conoscenza con questi dolcissimi bambini sordomuti. Hanno lo stesso entusiasmo e bisogno d'affetto di quelli normali, e lo sanno dimostrare coi gesti, le carezze, i sorrisi. Purtroppo le suore non hanno ancora trovato uno specialista logopedista della zona, perciò' le insegnanti e le sorelle fanno ciò' che possono, utilizzando cuffie, microfoni, pannelli a luci colorate alternate, e pedane munite di casse sonore, dove i bambini vengono sdraiati per percepire le vibrazioni.

Nei pomeriggi si resta in casa perché' il caldo e' opprimente e ogni sforzo stanca e fa sudare molto.

11 e 12-03: Due giorni da turisti, per visitare Trivandrum, capitale del Kerala, Kovalam Beach, una delle spiagge più' famose dell'India, meta turistica soprattutto di nord-europei a quanto vedo, Cochin-Ernakulam, che pur non essendo capitale e' la città' più' ricca e sviluppata della regione.

In effetti qui non vediamo la degradazione e la povertà' che ci hanno toccato in altri luoghi.

Facciamo una bella gita in battello nella baia di Cochin, tra isolotti e insenature, visitando Fort Cochin, dove si trova la più' antica chiesa dell'India, voluta dai francescani portoghesi nel '500. Poi la sinagoga della comunità' ebraica, qui presente fin dai tempi della diaspora, diverse costruzioni portoghesi e britanniche. La natura e' regina, gli alberi maestosi, e tra la vegetazione ed il mare spiccano le caratteristiche reti dei pescatori cinesi, uniche di questa zona.

13-03: Oggi la scuola ha festeggiato con un po' d'anticipo la fine delle lezioni. A fine marzo si terranno gli esami. Le suore ed i bambini hanno preparato delle bellissime danze in costume e delle scenette comiche, il tutto davvero impegnativo se si pensa che a realizzarle sono dei bambini sordomuti. I genitori che abitano più' vicino sono venuti in visita. In pratica con questa festa si conclude il nostro viaggio.

Ci aspetta un giorno e mezzo da trascorrere tra aeroporti, dogane, check-in e sugli aerei naturalmente.

Ma un'esperienza come quella che abbiamo vissuto vale sicuramente decine di ore di volo, attese pazienti, caldo, sudore e qualche imprevisto. I ricordi che restano nel tempo sono ben altri!

FINE